Avevo detto no: la violenza dietro un sorriso.

no alla violenza

Mi sono trovata in una situazione molto difficile recentemente, una situazione di cui ho fatto fatica a riconoscere subito la violenza a causa della mia “educazione”.


Ho dovuto far passare un po’ di tempo per poter parlarne, non dico apertamente, ma almeno con qualche amico, senza sentire che mi si spezza qualcosa dentro.
Vorrei raccontare cos’è successo, vorrei che sapeste che, se vi è accaduta mai una cosa del genere, non siete da sole.
Mi piacerebbe ricavare qualcosa di utile da una brutta esperienza.

Lui mi ha accompagnata a casa ed, essendo un amico, non ho neanche messo in dubbio le sue intenzioni.

“Figurati se si comporta male, lo conosciamo tutti, impossibile che ci provi, siamo nella stessa compagnia”.

All’arrivo mi chiede se può salire, giusto per un drink e per aggiornarci sul più e il meno.
Io, completamente ingenua e con la guardia bassa, accetto anche entusiasta. Dopotutto è una persona che mi sta simpatica.
Non siamo grandi amici ma mi avrebbe fatto piacere approfondire la sua conoscenza.

Chiedo scusa per il disordine, non aspettavo ospiti e quindi è tutto caos dentro casa.
Porgo due bicchieri: non ho neanche calici di vino, mi sono appena trasferita. Ma tanto lui lo sa, ne abbiamo parlato nel tragitto in macchina, non mi faccio problemi.
Stiamo ridendo: lui ride, io sorrido anche un po’ forzatamente.


Non sono molto al mio agio, vorrei andare a dormire, ma voglio essere più socievole. Negli ultimi tempi mi dicono che tendo a chiudermi, esco poco, lavoro molto.
Quindi mi sforzo, cerco di chiedere più della sua vita, qualche novità.
Lui fa cadere il bicchiere di vino.

Dentro di me inizio a lamentarmi, sono già stanca e ora mi tocca pure pulire. Ma respiro profondamente e sorrido. Può capitare a tutti.
Mi metto a pulire e, senza neanche darmi tempo di reagire, mi bacia. Rimango di ghiaccio.
Non eravamo amici? Non sapevo di piacergli. E lui a me piace? Pare di no visto che non corrispondo il bacio.
Lo allontano.

NO dai“.

Lui continua a ridere, io smetto di sorridere.
Continua a baciarmi, lo allontano e dico di nuovo:

“NO, su è tardi”.

Lui ride ancora e mi porta nella mia stanza.
Il mio posto sicuro, l’unico posto nel quale io ho il controllo assoluto.
Ma non questa volta.

Cerco di sdrammatizzare, sto esagerando, è solo un bacio.
L’ultima volta che ho baciato qualcuno era in una relazione ed era pure finita male. Magari questa volta è diverso, magari si rivela una persona carinissima con cui iniziare una storia meravigliosa, chissà.


Il problema è che non voglio, non me la sento, il mio corpo urla di no.
Eppure dalla mia bocca non esce neanche un suono.
Prendo coraggio mi, stacco e dico:

“No, dai, è tardi. Devi andare a dormire e farti passare l’alcool”.

Penso che devo essere carina perché poi andrà a dire in giro che sono una stronza inventandosi chissà cosa.
Non voglio essere una stronza.

Lui ride nuovamente. Non so cosa ci sia di spiritoso sinceramente, sono spaventata e non so cosa fare mentre lui cerca di togliermi la maglietta. Meno male ho messo quella super stretta che manco io riesco a togliere…
Sono abituata ad essere educata, a non urlare alle persone e a cercare di esprimermi nel modo più pacato possibile.
Non sono per gli insulti né per le parole che feriscono.
Così, provo ad essere educata anche in questa situazione.
Prendo forza e mi stacco, faccio un sorriso educato e dico:

“Dai vai a dormire che è tardi e tu sei già ubriaco” e corro in bagno.

Non voglio più tornare di là. Voglio infilarmi nel mio letto e dormire, ho avuto una giornata lunghissima.
Magari se sto qui abbastanza a lungo se ne va, gli si spengono quegli ormoni impazziti.

Mi è sembrato di stare in bagno un’eternità, ma quel tempo lui l’ha usato solo per spogliarsi e infilarsi nel mio letto.

Dai, di qualcosa, lascia da parte questa educazione senza senso.
Se questo fosse successo ad una tua amica l’avresti sgridata di sicuro.
Se non vuoi fare qualcosa basta dirlo.
Lo ripetiamo mille volte, con una facilità unica. Diamo la colpa sempre a chi non ha saputo dire di no, o a chi non è riuscito a reagire come noi crediamo sia logico.
E invece queste situazioni di logico non hanno niente e le persone reagiscono come possono, ognuna a modo suo.

Non voglio dormire con lui ma voglio dormire. Prendo un bel respiro e mi infilo col pigiama il più sigillato possibile dentro al mio letto.
Mi giro di spalle e cerco di far finta di niente, come se quella situazione fosse normale.

Lui mi abbraccia e nuovamente rimango di ghiaccio, non voglio.
Lui mi tocca e io rimango immobile, non voglio.
Lui mi bacia e a questo punto penso, magari se ci sto, questa situazione finisce in fretta. Magari se glie lo lascio fare può finire questa giornata infernale e finalmente posso cancellare tutto dalla mia memoria.
E quindi decido di lasciarlo fare.

Io, che di solito sono quella che prende l’iniziativa, quella che ride ed è focosa, rimango assente. Con la mente cerco di andare altrove sperando che finisca presto. Lui è felicissimo, mi chiede se allora mi può scopare, io lo guardo e dico di si, anche se dentro sto piangendo.
Per fortuna non dura molto, sarà il karma o l’alcool ma pochi secondi dopo tutto è finito.

Fisicamente non mi ha fatto male, e il mio corpo non ha neanche registrato quanto appena successo.
Psicologicamente, ho appena vissuto una delle esperienze che mi ha più spezzato l’anima. Sono stata messa alla prova.
Lui ha sorriso, scusandosi per la durata invece di scusarsi per tutto il resto. Si è girato e ha dormito. Io sono rimasta sveglia fino al giorno dopo quando se n’è andato. Alla porta mi ha detto “Ci sentiamo presto”.
Ho chiuso e mi sono infilata sotto la doccia piangendo.

Un episodio di questi non è denunciabile, non posso dire neanche di essere stata violentata. Mi ha chiesto il consenso per penetrarmi e ho detto di sì, pur volendo dire di no ho detto di sì.
Quando tra lacrime ho cercato di raccontarlo a qualcuno, senza troppi dettagli perché mi vergognavo, mi è stato detto, “dai una scopata andata male può capitare a chiunque”.


A volte parliamo senza pensare. Quando mi era capitato di sentire storie di violenza del genere dicevo sempre “Ma sei scema, se non vuoi fare qualcosa, non lo fai. Nessuno ti può costringere”.
Se mi dicevano “Avevo paura di sembrare maleducata”, rispondevo “Ma sei veramente fuori, mica sei maleducata se dici di no, è un tuo diritto”. “Nessuno ti deve toccare senza il tuo consenso”.
Tutte belle parole finché non sei tu quella che lo vive.

Credo che la cosa che mi fa più male, ancora ad oggi, è non aver urlato, non averlo preso a schiaffi, non aver detto “No, vattene, quella è la porta”.
Mi fa male che io, una donna forte e indipendente, non ho saputo difendermi. Prendo sempre la parte di chi non può o non sa difendersi e non sono stata in grado di difendere me stessa.

Qualche sera fa, sono riuscita a parlare di questo con un altro gruppo di amiche e ho scoperto che, su 5 di noi donne, tutte e 5 avevano sperimentato una situazione simile. C’era chi aveva accettato un fidanzato violento perché credeva che quella violenza fosse normale e quella strana fosse lei. C’era chi aveva accettato di fare cose perché non voleva essere lasciata. Tutte e cinque eravamo arrabbiate, non solo con chi ci ha fatto del male, ma con noi stesse per aver accettato certe situazioni vergognandoci di non reagire come volevamo, o come avremo preferito reagire.

Più ci penso e più mi sorprende quanto siamo abituate a cose del genere e quanto tutto rimanga per sempre in silenzio.
Quindi parliamone, cerchiamo di far diventare queste cose quel che sono, violenza.
Perché se rimaniamo zitte, queste cose continueranno ad essere la normalità.

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Le Fanfarlo

Le Fanfarlo è una scuola di burlesque, un gruppo di performer, un blog corale di donne che vivono il burlesque non come fine ma come strumento di empowerment femminile

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Abbiamo un cervello e un reggicalze. E non abbiamo paura di usarli. Entrambi.

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