Con il corso di burlesque ho imparato a rialzarmi

Corso di burlesque

Ho conosciuto questo mondo quattro anni fa per caso, grazie ai social, vedendo un post della teacher Lisa Dalla Via  che invitava ad una lezione di prova del corso di burlesque.
Mi sono iscritta e ho chiesto cosa necessitava per fare questa “prova” (non avendo la più pallida idea di cosa sarei andata a fare). Mi hanno risposto “Qualcosa che ti faccia sentire carina, sexy, e scarpe col tacco non troppo alto”.
Ho rovistato fra cassetti e armadio per cercare quello che mi serviva. Avevo delle cose perché mi piace la lingerie, ma mai avrei pensato di doverle usare per fare una “prova di burlesque”. Ero pronta a indossare la mia sottoveste nera di seta con le spalline e le scarpe col tacco, utilizzata solo a matrimoni e feste simili.
Ricordo che ero curiosa e nello stesso tempo dubbiosa.
Pensavo “Ok, so che ho un naturale spirito scherzoso, sono pronta alla battuta, estroversa e aperta alle novità, ma forse questo corso di burlesque è troppo per me”.

Arrivata a scuola mi sentivo un pesce fuor d’acqua, ma non a disagio: infatti già nello spogliatoio ho incontrato donne davvero carine e accoglienti. E poi ho conosciuto Lisa. Mi ha conquistata col suo modo di parlare, spiegare, “burlesquare“: simpatica e ironica, niente lezioni noiose. Ricordo che guardava negli occhi, e lo fa tutt’ora; parla anche alla tua anima, alla parte più nascosta di te, quella che hai paura di mostrare.

Quanto mi sono divertita quella sera! Mi sono sentita leggera, nonostante le vesciche ai talloni.
Ho scoperto di poter camminare, atteggiarmi, muovermi, imitare movimenti e espressioni senza il minimo imbarazzo.
Molte parti del mio corpo bussavano e urlavano forte, ricordandomi che questo o quello “io” non potevo farlo. Perché ero malata, perché il mio corpo non poteva reggere.
Ma io, come anche in altre occasioni, fingevo di non sentire.

Da quella prima volta in poi, tutte le altre lezioni sono state “terapeutiche” per me, però diverse dalle terapie che continuo a fare in ospedale; stavolta non ero in una stanza triste e sdraiata a letto, no!
Ero in una stanza insieme ad altre donne festanti, immersa nella musica e nelle risate, non sdraiata ma sui tacchi, in piedi sui tacchi! Ero così contenta di avercela fatta senza fermarmi o sedermi per la stanchezza!

Una continua sfida con me stessa

E non c’è stato bisogno di pensarci: uscita da quella prima lezione, ho chiesto il modulo d’iscrizione.
Era il corso che cercavo, lo sapevo. Il corso che mi avrebbe aiutata a riprendere in mano la mia vita, difficile, complicata ma pur sempre la mia vita, la sola che avevo. Avevo bisogno di leggerezza.
Erano anni che non mi sentivo a mio agio col mio corpo, fiaccato dalla malattia con la quale convivo da diciotto anni: un tumore all’ipofisi, endocrino, asportato ma recidivato dopo dieci anni, ha sconvolto la mia vita e continua a condizionarla.
Ma non mi sono mai abbattuta né arresa di fronte alle difficoltà, anche se ho avuto, e ho, momenti di rabbia e sconforto: è una continua sfida con me stessa.

Il burlesque era mondo prima sconosciuto per me, ma che volevo conoscere e del quale volevo far parte. Prima pensavo che fosse solo uno spogliarello dal sapore vintage. Adesso posso dire che non è così.
Man mano che frequentavo il corso di burlesque, leggevo e guardavo foto e video per saperne di più, sempre più convinta che facesse per me. Ho letto che viene dalla parola “burla“. “Ecco perché mi piace”, mi sono detta.
Amo i momenti comici e giocosi del burlesque. Ho trovato in questa arte uno spirito scherzoso, malizioso e sensuale.
È l’arte di sedurre ma con un pizzico di ironia.

Ho imparato a piacermi, così come sono

Mi piacciono i corpetti, i bustier, i pizzi, le frange, i reggicalze, gli strass, i boa colorati e i guanti lunghi, che ho imparato a customizzare (e mi sembrava impossible) per ogni spettacolo.
Ricordo quando ho iniziato ad attaccare frange e strass sul mio primo reggiseno di scena: le mie dita che si incollavano, gli strass che schizzavano dalla pinzetta con la quale cercavo di tenerli. Che ridere ma che soddisfazione poi quando l’ho terminato!
Ho imparato a togliermi giocosamente i vestiti di scena pazientemente customizzati, a usare accessori seguendo la musica e stuzzicare il pubblico.
Ho imparato che il burlesque richiede competenza e preparazione, e in questo ho trovato in Lisa una maestra davvero eccezionale.
Le lezioni sono divertenti, a tratti fisicamente pesanti, per me. Però stringo i denti, sorrido e procedo come se fossi la più brava e famosa delle burlesque performer delle quali leggo e guardo video.
Dopo quattro anni posso dire che il corso di burlesque ha ravvivato la mia autostima, la mia femminilità sopita, la voglia di sedurre e provocare divertendomi.
Ho imparato a piacermi, così come sono.

Ho scelto anche un nome d’arte: “Mariù Facequeen”.
“Mariù” perché così mi chiamavano, e ancora mi chiamano, i miei parenti calabresi, perché è da lì che vengo. “Face Queen” perché mi viene naturale, fare e cambiare un miliardo di espressioni in ogni performance, act, prova, spettacolo o esercizio.

Sono contenta di essermi imbattuta in quel post quella sera, anche perché ricordo che era una sera particolarmente triste.
Una cosa è sicura, posso non sdraiarmi completamente sulla sedia (in alcuni esercizi), non avere tanta forza nelle gambe e nelle braccia, faticare a stare nei tempi con la musica o trovare lividi ovunque, ma vi assicuro che il burlesque è davvero una “cura” per me.

Tra lezioni e spettacoli ho imparato a stare sui tacchi, senza cadere. 
E se cado, come nella vita, faccio un sorriso e mi rialzo.


Mariù Facequeen

Le Fanfarlo

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Le Fanfarlo è una scuola di burlesque, un gruppo di performer, un blog corale di donne che vivono il burlesque non come fine ma come strumento di empowerment femminile

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Abbiamo un cervello e un reggicalze. E non abbiamo paura di usarli. Entrambi.

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